martedì 25 marzo 2008

Ti faccio nero! L'immagine dell'Altro

Attraverso quali categorie è filtrata l’immagine dell’Altro nella nostra cultura? Ci riferiamo in questo caso al linguaggio delle immagini, più che a quello delle parole. In altra sede ne avevamo parlato a proposito delle fotografie che privilegiano gli atteggiamenti passivi delle popolazioni africane; a volte anche la posizione, o l'inquadratura prescelta - per esempio dall'alto in basso - rinforzano una certa immagine di dipendenza, ‘visualizzando’ un determinato tipo di rapporto. La stessa scel­ta dei luoghi, di un contesto ambientale piuttosto che di un al­tro, contribuisce all'appiattimento di persone e cose sugli stereotipi più correnti; proprio come categorie verbali quali beduino o vu' cumprà appiattiscono popoli del Sud e im­migrati a figure unidimensionali, senza spessore, esattamente quelle che ti aspetti di vedere. L'immagine dei neri nei media occidentali (sia che stiano lì, nel loro povero mondo, sia che vivano qui, tra noi bianchi), subisce proprio questa riduzione al noto, che poi è una specie di mosaico di pezzi fissati nel nostro immaginario: labbroni, pelle, capelli crespi, sederi sodi e altri attributi esagerati, che sembrano avere la doppia funzione di difenderci dalla diversità, e insieme di riportarla a categorie riconoscibili. (da "L'Antenna e il baobab")

Ti faccio nero! Media e immigrazione

Immagini stereotipate e parziali, una diffusa impreparazione anche a livello di classe dirigente, poco spazio nei grandi mezzi d'informazione, un'educazione eurocentrica e falsamente 'neutrale', la percezione d'un mondo distante, separato, altro da noi. E finché potevamo sentirci lontano dal Vietnam, distanti an­ni luce dal Sudafrica, vicini solo politicamente al Cile ("ma dov'è, è quella striscia laggiù, in culo al mondo?"), e nero e al­tri colori erano effettivamente assenti nel nostro ambiente e nella nostra cultura, questa ignoranza che si traduce in disprez­zo e incomprensione sembrava meno grave, e danneggiava solo noi stessi. Ma ora che uomini e donne di quei paesi sono immigrati qui in Italia, ora che nella realtà di tutti i giorni neri e gialli vivono qui tra noi, lavorano da noi, mangiano e camminano accanto a noi, la disinformazione non è più accetta­bile, la mancanza di cultura produce guasti gravissimi, l'ignoranza genera non solo atteggiamenti, ma comportamenti razzisti. (da "L'Antenna e il baobab")

venerdì 21 marzo 2008

Ti faccio nero!

Il 27 aprile, presso la facoltà di Scienze della comunicazione (Caserma Sani), comincia il Laboratorio di Comunicazione sociale "Ti faccio nero! Comunicare l'alterità, limiti e proposte".

A fronte di una società e di un panorama mediale troppo spesso incapace di riconoscere il mutamento e costruire processi di mutua comprensione e riconoscimento, si sono costruite nel tempo una serie di iniziative e campagne di comunicazione sociale. “Buone prassi” che negli anni non sembrano però essere riuscite a modificare una rappresentazione colma di stereotipi e un tessuto sociale dove spesso si annida il pregiudizio e la diffidenza.

Il corso cercherà di rivedere criticamente queste esperienze, cercando di sperimentare nuove strategie e percorsi di comunicazione sociale.